IL CIELO IN UNA STANZA
“Volevo ritagliare l’azzurro del cielo” (cit. Carlo Scarpa)
E poi capita di riprendere in mano una selezione fatta e integrarla con nuovi lavori, realizzati da Stefano Mirabella. E il sentore che la stoffa c’era, resta confermata anzi forse di più. Piccole integrazioni, inserite qui e là dalla mostra primigenia, con un quid in più: questa volta c’è anche il colore. Diffido sempre delle mode, e con la fotografia di strada il rischio che questa diventi “di maniera” il confine è sottilissimo – come poi del resto in ogni forma di espressione -. Ma Stefano ha capacità e visione di cogliere e adesso anche di spingersi oltre con progetti di respiro diverso; sono curioso per natura e un lettore onnivoro, leggo – sostanzialmente – ciò che mi piace e desta il mio interesse, tutto ha un filo rosso che possa poi ricondurre ad un ragionamento, e lì le poche parole di Carlo Scarpa. Sommo tracciatore di linee semplici ed essenziali che ha stupito noi, disegnando edifici, uffici, riallestendo Musei, mi ripeto tracciando linee. Quando Stefano mi ha chiesto di spendere qualche altra parola sul suo lavoro, dopo un anno, e tra i tanti scatti ho visto il colore la mia testa ha aperto il cassetto dove stava Carlo Scarpa, e l’associazione l’ho trovata aderente. Colore. Noi guardiamo a colori, viviamo a colori, di fatto il bianco e nero era una esigenza editoriale di qualche anno addietro, oggi un modo come un altro di esprimersi, ma siamo permeati di una realtà policroma. Le nove fotografie, paradossalmente sono quasi monocrome ovvero l’azzurro su tutto e poi piccoli segni – che ci regalano un tempo sospeso e un’attesa a volte divertente -. Non so se Stefano conoscesse la considerazione di Scarpa – poco importa -, io lo scorso anno non osai citarlo nel mio testo in mostra: il disvelamento del colore e questa ricerca di linee effimere e non, mi riportano ad una voglia di raccontare con poco e senza particolari tecnicismi. Due scie nel cielo, la punteggiatura con tre “rossi” e altre situazioni, sono frutto di attese pazienza e voler con ostinazione raccontare con lievità. A noi spettatori, il piacere di trovarci altro, Mirabella il suo lavoro lo ha fatto.
“I wanted to take away the blue from the sky” (Carlo Scarpa).
And then you happen to have a new look at a selection and complete it with new works , carried out by Stefano Mirabella. The feeling that there was a big talent is confirmed or even implemented. Small integrations, scattered here and there amid the pics of the original exhibition, with something more: this time we have those in colour. I don’t trust the passing trends and with street-photography the risk of becoming manieristic is high, as it may happen with any form of expression. However Stefano has the vision and the ability of “spotting” and now also of going beyond, with projects of a different depth; I am curious by nature and an omnivorous reader: I read, substantially, what I like and which arouses my interest; everything has a red thread that can be traced back to an idea, and there you have the few words by C. Scarpa. Supreme mapper of simple and essential lines who has surprised us by drawing buildings, offices, redecorating museums (and I‘ll say that again by drawing lines) when Stefano asked me to spend some words on his work, after a year, and I saw the colours among his several shots, my mind opened the drawer where C. Scarpa was lying and I found the association adherent. Colour: we watch colours, live in colours; as a matter of fact the black and white was an old fashioned requirement, nowadays it is one of the many ways you can choose to express yourself, but we are permeated with a polichrome reality. The nine pics paradoxically are almost monochrome, that is sky blue prevails over small marks, and they give us a suspension in time and a sometime the sense of an amused waiting. I don’t know if Stefano kew Scarpa’s consideration, but it doesn’t matter, last year I did not dare to quote him in my writing about the exhibition: the revelation of colour and the research for ephimeral lines, but no only, reminds me of a desire to tell stories with little details and without technical excesses. Two contrails in the sky, punctuation with three “reds” and other situations, are the result of patient waiting and the obstination to narrate /tell stories with a light touch. It is us, the audience, the pleasure to find other meanings: Mirabella has already done his job.
Giuseppe Prode